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Graffiti: intervista al writer
Le domande:
- Cosa sono?
- Cosa rappresentano?
- Come sono nati? Dove? Quando?
- Cosa provi quando disegni?
- Come hai iniziato a disegnare?
- Con chi hai cominciato?
- Chi sei nell'ambiente?
- Dove disegni?
- Sai chi è Keith Haring?
Le risposte:
- Cosa sono?
I murales sono dipinti sui muri con pennelli sostanzialmente a sfondo politico.
- Cosa rappresentano?
Un insieme di regole e abitudini, modi di fare musica, ballo e disegni formano la cultura
Hip Hop. Il writing è il ramo della pittura che comprende lavori legali, come commissioni
a scopo di lucro, muri assegnati da associazioni pubbliche o muri illegali. La maggior
parte del movimento è funzionale all'illegalità, come disegni sui treni e metropolitane,
tag sui muri.
- Come sono nati? Dove? Quando?
Sono nati in America alla fine degli anni sessanta inizio anni settanta da persone che
firmavano per delimitare il proprio territorio fra bande, e se qualcuno invadeva o
cancellava la delimitazione poteva venire ucciso. Successivamente i "nick name"
furono utilizzati da ragazzi per motivi più personali e futili; lo stile si evolve, dalle
scritte sui muri di New York ad imbrattamento di metropolitane, da semplici scritte a
interi disegni su vagoni.
- Cosa provi quando disegni?
Se illegale, entra in circolo adrenalina, perché hai paura che qualcuno ti possa impedire
di finire il disegno, sei di fretta. Va provata.
- Come hai iniziato a disegnare?
Disegno da sei anni. Ho iniziato a disegnare per passione, ma quando ho iniziato sui treni
le sensazioni erano superiori quindi ho deciso di non smettere mai.
- Con chi hai cominciato?
Ho iniziato da solo per poi aggregarmi ad altri gruppi.
- Chi sei nell'ambiente?
Sono un vandalo part-time, quando raggiungo la massima ispirazione ho un'esplosione
artistica.
- Dove disegni?
Disegno su muri legali e non, su richiesta anche bombing per la città.
- Sai chi è Keith Haring?
È un gran artista, uno dei primi della nostra arte.
QUANDO ESISTEVANO GLI IDEALI
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la testimonianza di un adulto
"Io c'ero"
Nessun muro di Milano porta ancora testimonianze della stagione che, alla metà degli anni Settanta, colorò a tinte forti numerosi spazi cittadini. Del resto quasi venticinque sono ormai trascorsi dai giorni in cui prese di posizione (politica) ferme e decise si manifestavano anche attraverso pitture murali di varia influenza stilistica: dai tratti naïf con i quali i bambini di Sesto San Giovanni -ovviamente indirizzati e guidati- rivendicarono l'esigenza di spazi verdi, al realismo sovietico-cinese-milanese utilizzato a Niguarda per tracciare i momenti salienti della più recente storia italiana, allo spontaneismo che in mille situazioni faceva nascere il murales adatto all'occasione.
Il tanto tempo trascorso ha finito per cancellare quelle opere, del resto destinate più alla cronaca che non finalizzate alla storia. Però, a ben guardare, prima ancora delle inclemenze del tempo, è stato il cambiamento di clima politico e di impegno personale a decretare la scomparsa di tutte le tracce colorate, la cui memoria resiste soltanto nella mente di chi, durante quei lontani giorni, si impegnò in prima persona. Io, tra questi.
Per una fortuita serie di circostanze, le stesse che condizionano ogni scelta di vita e ogni momento topico dell'esistenza, assieme alla mia compagna Tiziana approdai al Circolo La Comune di via Vetere all'inizio del 1975, appunto quando stava per iniziare l'intensa stagione dei murales politici milanesi. In particolare, il Circolo La Comune -ala creativa di Avanguardia Operaia (le cui trasgressioni dalla linea venivano tollerate con la sufficienza con cui la seriosità ha sempre guardato e giudicato "gli artisti")- si impegnò nella campagna d'opinione per mettere fuorilegge l'MSI, il Movimento Sociale Italiano di Almirante dichiaratamente fascista nei modi e nelle finalità. Costituita la squadra dei murales, che per impegni professionali agiva il sabato pomeriggio e la domenica mattina, si cominciò da luoghi prossimi alla sede, piazza Vetra, piazza XXIV maggio, le rive del naviglio, e poi ci allargammo a tutta la città.
L'intervento era niente affatto casuale; tutto veniva programmato con scrupolosa precisione. In particolare, l'efficacia comunicativa dei murales del Circolo La Comune, che firmava ogni opera realizzata, si doveva soprattutto alla qualità dei bozzetti elaborati da Giulio Astengo, grafico editoriale con propensione individuale verso il mondo artistico. Valide furono le sue stilizzazioni del candelotto di dinamite e di una sequenza di bandiere rosse con falce-e-martello dipinte in piazza Vetra. Energico fu poi il soggetto programmato per il muro esterno della Pirelli, sul viale Fulvio Testi, alla periferia nord di Milano. Ci fu anche uno striscione-murales realizzato in diretta durante lo svolgimento del congresso dei Cub, i Comitati Unitari di Base sorti in contrapposizione alle organizzazioni sindacali ufficiali.
E poi tutto finì. Ribadisco, prima ancora delle inclemenze atmosferiche e immediatamente dopo i numerosi interventi censori che nell'arco di poche ore cancellarono molte pitture murali, quell'entusiasmo fu assorbito da altri orientamenti politici, molti dei quali subito condannati dalla cronaca e successivamente bollati anche dalla storia.
Era il 1975, temporalmente ventiquattro primavere fa. Ma forse sono passati mille anni luce.
Maurizio Rebuzzini
Una delle tante testate delle crew
tra i tanti c'è anche tale silver, noto per l'uso della vernice argento
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